Un’Africa che cresce, si sviluppa, progetta, ma non tralascia la sua natura rurale che vede lo sviluppo di tante aziende agro-biologiche condotte da giovani e donne che promuovono anche iniziative sociali tramite l’agricoltura, azioni significative che permettono di migliorare i risultati e le condizioni di vita.
E tra i tanti burkinabé legati e radicati alla loro terra, c’è un’associazione che gestisce un terreno e offre un piccolo fazzoletto di terra da coltivare a donne sulla soglia della fame che grazie a questa opportunità raggiungono un’autosufficienza alimentare ed economica.
C’è poi chi ha aperto una biblioteca con accesso gratuito 24/24 h., una scuola materna per le famiglie più povere e un centro sanitario per bambini malnutriti.
C’è chi ha fondato un’associazione di contadini, composta da 50 dipendenti e 250 volontari, a cui hanno offerto terreni per coltivazioni bio, creato un’unità di trasformazione dei cereali e un ristorante per proporre la produzione bio.
C’è chi sperimenta nuovi concimi biologici per migliorare la qualità delle coltivazioni, oppure la prima e unica tassista donna burkinabé che tutte le mattine si alza alle 5, porta il figlioletto a scuola e poi inizia la sua giornata di lavoro su una vecchia e scassatissima Citroen verde/rosa.
C’è una donna, in un contesto sociale estremamente maschilista, che insieme ad altre donne del villaggio ha imparato a coltivare, produrre e commercializzare il riso diventando economicamente autonoma nella gestione familiare e affrancandosi dall’uomo.
C’è chi fa l’autista per vivere, ma vorrebbe andare all’università, pronto a raccontare storie, tradizioni e abitudini del suo paese sognando di trasferirsi definitivamente in campagna a lavorare il suo orto.
Burkina Faso, “terra degli uomini integri”, è il nome dato nel 1984 dal “Che Guevara africano” Thomas Sankara, presidente rivoluzionario e ribelle che voleva eliminare la povertà con il taglio degli sprechi statali e la soppressione dei privilegi alle classi agiate.
Attuò e finanziò un moderno sistema di riforme sociali basato sulla costruzione di scuole, ospedali e case per la popolazione più povera e praticò una consistente lotta alla desertificazione facendo piantare milioni di alberi nel Sahel.
Fu assassinato nel 1987 dal suo vice e presunto amico Blaise Compaoré con la complicità di USA, Francia e Inghilterra…e Compaoré fu eletto presidente dal 1987 al 2014!
Quando Sankara morì, gli unici beni in suo possesso erano un piccolo conto in banca di circa 150 dollari, una chitarra e la casa in cui era cresciuto.