Biografia

Claudio Cravero fotografa non per costruire immagini, ma per abitare il mondo con uno sguardo che ascolta.

Comincia negli anni ’70, in parallelo all’esperienza teatrale, dove impara che il senso delle cose non sta nella scena, ma nel vuoto che la precede.
Da allora, la fotografia è per lui un modo per sostare nell’intervallo, nel margine, dove la realtà si mostra per sottrazione.

I suoi progetti : Fantasmi, Atti Ritratti, Nudi, History of Violence, La grande bouffe non cercano la rappresentazione, ma ciò che sfugge: l’assenza, la memoria, il frammento.
La luce naturale è la sua unica regola: come nella pittura, come nel cinema che interroga, non consola.

Etica e fotografia sono per lui inseparabili.
Lavora in contesti fragili, in zone di crisi e in laboratori con disabili o adolescenti, dove l’immagine diventa relazione, non presa.
L’altro non è mai un soggetto da fissare, ma un’esistenza con cui condividere lo spazio.

Ha partecipato alla fondazione di spazi indipendenti, collettivi, associazioni: FINE, HANGARstudio, ACCAatelier, Germinale, Equal East, RANDAGI.
Tutti luoghi dove la fotografia è forma di presenza, non solo produzione visiva.

Cravero non insegue lo stile.
Scatta quando il tempo si fessura.
Resta dove altri passano.
La sua fotografia non dice: custodisce.