Dal 1990 Cravero fotografa case disabitate, spazi lasciati, luoghi svuotati dalla presenza umana ma ancora intrisi di memoria. Ogni stanza, ogni oggetto rimasto, è il frammento di un’esistenza che resiste nel silenzio. L’abbandono, in questo lavoro, non è una fine, ma una trasformazione: ciò che non è più visibile continua a parlare attraverso le cose.
Le fotografie di Fantasmi non raccontano storie, ma pongono interrogativi. Cosa resta di noi nei luoghi che lasciamo? Qual è il confine tra la presenza e l’assenza, tra la vita e ciò che la segue? Cravero indaga quel passaggio sottile in cui il tempo si sospende e la materia si fa ricordo.
Ogni immagine è accompagnata da una cornice proveniente da altri vissuti. Cravero le dipinge a mano, di nero opaco. Un gesto di sottrazione, quasi sacro, che restituisce silenzio all’opera. Anche la cornice, come la fotografia, diventa segno di un tempo che continua, pur nella discontinuità.
Fantasmi è un progetto aperto, in continuo divenire. Non cerca risposte, ma attraversa domande profonde: sul nostro rapporto con i luoghi, con ciò che lasciamo, con la memoria che sopravvive anche quando non la vediamo più.