in/VISIBILI

Senza fissa dimora (2017)

Claudio Cravero, con il progetto “in/ VISIBILI – Senza fissa dimora”, mette in scena una piccola liturgia laica che ha il sapore dell’antico e la sostanza dell’attualissimo. La fotografia, qui, non è spettacolo né cronaca: è una soglia. È la soglia tra il mondo che guarda e quello che si lascia guardare.

Il tema è quello degli invisibili, i senza fissa dimora. Invisibili, certo, ma non assenti. Anzi: presenze tenacemente quotidiane, che il nostro sguardo finge di non vedere. Cravero non li monumentalizza, non li redime con la retorica dell’arte “impegnata”. Semplicemente, restituisce loro un diritto antico: quello della parola e dell’immagine, ovvero dell’essere al mondo.

Il dispositivo è minimale e per questo potente: un volto, una luce classica come nei ritratti dei maestri fiamminghi e un foglio scritto di proprio pugno. Così, corpo e scrittura, carne e memoria, si ricompongono. Il risultato non è una galleria di emarginati, ma un coro sommesso di umanità, fragile e dignitosissima.

Si tratta, direbbe un umanista curioso, di un atto di urbanità: non l’urbanità delle buone maniere borghesi, ma quella antica, che riconosce cittadinanza a chi la città espelle. Un gesto piccolo, quasi un sussurro, e proprio per questo autenticamente politico.